lunedì 20 luglio 2009


venerdì 17 luglio 2009

Introduzione

Mi limiterò qui a fornire poche righe per quei (spero) pochi che non abbiano ancora avuto modo di guardare questo film.
Opera di David Fincher(Seven,The game),è tratto dall' omonimo romanzo di Chuck Palahniuk.
Il protagonista(Edward Norton) è uno yuppie insonne, ipocondriaco, schiavo dei mobili ikea e vittima inconsapevole della moderna società capitalista;
Durante un viaggio di lavoro incontra Tyler Durden (Brad Pitt) un eccentrico venditore di sapone, insieme daranno vita al Fight Club. Un epilogo sconvolgente, un film da non mancare.
Se ciò che possiedi possiede te. Se hai perso tutto e ti senti pronto a tutto Fight Club fa per te.
Ma non chiedere mai cos'è Fight Club.

venerdì 3 luglio 2009

Recensioni

Recensione negativa:
La recensione negativa è indirizzata al blog: Quel mercenario di Ibrahimovic, link http://natalecambareri.blogspot.com/
Proporre una definizione o approfondire qualsivoglia tipologia di analisi critica è impresa ardua.
Le carenze strutturali sono palesi e il tentativo di postare un argomento così spicciolo è ridicolo.
Bisogna però riconoscere all'autore il merito di aver anticipato, anzitempo, la nomade inclinazione di un uomo proclive al profumo del denaro piuttosto che al valore sportivo.



Recensione positiva:
La recensione positiva è destinata al blog: The Simpsons, link http://francescaciardullo.blogspot.com/2009/05/nata-da-una-dir-poco-geniale-idea-di.html#comments
Ottima intuizione quella di proporre un blog sulla famiglia più amata d' America.
Il tema si apre ad un infinità di spunti e riflessioni; il blog è vivace e la scelta di proporre un argomento simile è assolutamente vincente.
Non un semplice cartoon, piuttosto una trasposizione animata di tipo generazionale.
I simpsons incarnano alla perfezione la tipica famiglia media americana.
Ogni episodio porta con sè una critica distruttiva degli stereotopi consolidati nella realtà quotidiana utilizzando come strumento l' ironia, la comicità e il paradosso.
Complimenti, idea geniale.

mercoledì 1 luglio 2009

Intenti

Perchè proporre un blog su un film?

Al di là del film in sè, l' idea di costruire un blog sull' opera di David Fincher è sorta per il gran numero di messaggi velati, critiche esplicite al conformismo, al consumismo sfrenato, alla mancanza di identità della moderna società che il film porta con sè e che asporta con estrema accuratezza dal romanzo omonimo di Chuck Palahniuk.
Descriverlo adesso in maniera semplicistica sarebbe sin troppo riduttivo per i profani che ignorano la materia trattata.

lunedì 1 giugno 2009

Nota sull' autore: Chuck Palahniuk

"La nascita è un errore

che cerchiamo di correggere

per tutta la vita"



Destinare un post all' autore del romanzo mi sembra doveroso trattandosi di una personalità quanto meno particolare.
Nel delinearne la figura umana e professionale prenderò vivace spunto dal profilo sull'autore costruito da Antonio Monda, messo in pagina dal quotidiano Repubblica alla data 24 maggio 2009.
" La prima cosa che ti dice quando lo incontri è l' esatta pronuncia del suo cognome: pòlanik.
Lo sguardo nasconde il dolore nell' irriverenza e nel sorriso.
Sa essere gentilissimo ed alterna lunghi momenti di silenzio a racconti interminabili: si lascia prendere da una foga torrenziale e dal gusto di vedere lo sguardo basito del proprio interlocutore di fronte a storie troppo assurde per essere inventate.
Quando partecipò a Capri al festival letterario Le Conversazioni, spiegò che il suo adattamento cinematografico preferito di ogni tempo era The Haunting, tratto dal romanzo di Shirley Jackson
"La versione in bianco e nero del 1964", chiarì, " diretta da Robert Wise, non quella orribile a colori del 1999".
" Pochi film come quello di Wise sono riusciti a catturare lo spirito di un romanzo formidabile.
Lo ripeto ogni volta che ho occasione di parlarne in pubblico e per questo sono stato ricompensato: un giorno mi è arrivato infatti un regalo da parte della figlia di Shirley Jackson, accompagnato da una lunga lettera. Mi ringraziava per quello che facevo per la madre, e mi regalava le sue ceneri, spiegando che era giusto che fossi io ad averle.
Le tengo ancora con me, e non è l'unico regalo di questo tipo che ho ricevuto".
Tuttavia, a conoscerlo bene, si riesce a intuire che non si tratta mai di una provocazione fine a se stessa, ma di qualcosa di profondo e lancinante, che ha a che fare, con la sua storia personale.
Il suo sguardo scandaloso sul mondo tende infatti a negare l' essenza stessa del concetto di scandalo e nasconde un anelito catartico.
Palahniuk ostenta indifferenza quando chiede al pubblico: "Cosa è peggio , l' inferno o il nulla?".
O variazioni sul tema del tipo: " Se tu potessi scegliere tra essere il peggior nemico di Dio o nulla, cosa sceglieresti?".
Ma la sua vicenda tragica e sconcertante inizia molto tempo fa, quando ancora bambino, venne a sapere dal padre che il nonno aveva ucciso a fucilate la nonna.
Il padre aveva assistito alla scena e non era mai riuscito a capire se si fosse trattato di gelosia, di follia, o di entrambe le cose.
Del resto gli importava poco.
Molti anni più tardi Palahniuk cercò di esorcizzare la rivelazione paterna nel libro Premi di consolazione.
Ancora oggi racconta: " Non riesco a credere che i miei genitori continuassero a portarmi insieme ai miei fratelli in vacanza nella casa dei nonni in Idaho.
Quanto è perverso tutto ciò? E mia madre mi metteva a dormire nella stanza dove era avvenuto il delitto.
L' unico suo commento era: " Odio lasciarti qui dopo aver spento la luce".
La storia dei suoi traumi non finisce qui.
Qualche anno dopo, il padre venne trovato a letto con una donna dal marito di lei.
L' uomo tradito li uccise entrambi, fece a pezzi i cadaveri e li bruciò.
Nessuno dei fratelli Palahniuk se la sentì di andare a riconoscere il corpo, e toccò proprio a Chuck identificare i resti del padre.
Cominciò a esorcizzare la nuova tragedia con storie sempre più estreme, arrivando a dire che " la nascita è un errore che cerchiamo di correggere per tutta la vita".
Ancora adesso, che è diventato autore di best seller venduti in tutto il mondo, vive il proprio rapporto con la letteratura con un distacco disorientante, che è l' opposto dello snobismo.
Diventato scrittore per caso, da piccolo non ci aveva mai pensato.
Amava i lavori manuali e oggi racconta così quel periodo: " Facevo il meccanico e mi annoiavo profondamente.
La prima cosa che ho scritto è stato un manuale su come si ripara un camion.
Con i pochi soldi che ho guadagnato sono riuscito ad acquistare una casetta.
Non avevo la televisione, e quando la comprai mi accorsi che non ricevevo il segnale.
Decisi di rinunciarvi, così come rinunciai a tutto il resto, tranne che ai libri.
E leggendo ho scoperto che non trovavo nulla che mi interessasse, che parlasse delle storie e dei sentimenti che mi appartenevano.
Decisi così che le avrei scritto io".
Ma non fu una decisione immediata: per lungo tempo Palahniuk lavorò come volontario in dormitori pubblici e con grande abnegazione offrì la propria assistenza ai malati terminali.
Ma quel momento, di cui parla poco, quasi rappresentasse uno spazio troppo intimo e diverso, si interruppe quando morì un paziente a cui si era molto legato.
Iniziò quindi a frequentare corsi di scrittura creativa, grazie ai quali fece uno degli incontri fondamentali della sua esistenza: " Devo a Tom Spanbauer l' incoraggiamento a non aver paura di esprimere le cose più terribili.
Sono cose che esistono, e sono dentro di noi come il male".
Nascono da questi insegnamenti romanzi affascinanti e agghiaccianti come Fight Club, Soffocare e Invisible Monsters nel quale teorizza che " ciò che fa Dio è ucciderci quando diventiamo noiosi. Quindi non dobbiamo mai, mai diventare noiosi".
Non ha alcuna reticenza ad ammettere di voler scioccare il pubblico.
Ma prima spiega, " voglio scioccare me stesso, e capire fin dove posso arrivare.
Voglio portare le storie all' estremo e sono ancora convinto di non averlo fatto abbastanza.
Sento di dover utilizzare maggiormente l' immaginazione".
Ha continuato a non possedere un televisore per moltissimi anni, e solo ultimamente ne ha acquistato uno, ma vede raramente i programmi, fedele al principio espresso in Fight Club: " Le cose che tu possiedi finiscono per possederti".
Ma la sua grande passione è il cinema: " Sono assolutamente in disaccordo con chi pensa che si tratti di una forma d' arte inferiore: si tratta invece della forma d' espressione dominante del Ventesimo secolo e ancora oggi ha molto da offrire.
Credo che abbia cannibalizzato la letteratura e non sono tra coloro che ne piangono".
Ha seguito da vicino gli adattamenti di Fight Club e Soffocare e i suoi gusti sono assolutamente ecclettici: " A me interessa che le storie funzionino e che attraverso personaggi ben definiti siano trasmesse delle emozioni forti.
Non riesco a capire lo stupore di fronte alle mie scelte.
Il conformismo non è nient' altro che una forma di ignoranza e di paura".

sabato 30 maggio 2009

Fight Club: Regole

Prima regola- Non parlate mai del fight club

Seconda regola- Non dovete parlare mai del fight club

Terza regola- Se qualcuno grida basta, si accascia, è spompato, fine del combattimento

Quarta regola- Si combatte solo due per volta

Quinta regola- Un combattimento alla volta

Sesta regola- niente camicia niente scarpe

Settima regola- I combattimenti durano per tutto il tempo necessario

Ottava ed ultima regola- Se questa è la vostra prima sera al fight club, dovete combattere

domenica 17 maggio 2009

Fight Club: Frasi celebri

Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca, sei la canticchiante e danzante merda del mondo!

Siamo consumatori. Siamo sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossesiona. Omicidi, crimini, povertà. Queste cose non mi spaventano.
Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, la televisione con 500 canali, il nome di un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, il viagra o le calorie.

Siamo una generazione di uomini cresciuti dalle donne.. mi chiedo se un' altra donna è veramente la risposta che ci serve!

Devi avere coscienza non paura. Coscienza che tu un giorno morirai.

Mi guardo intorno e vedo un sacco di brutte facce nuove. Perciò molti di voi hanno infranto le prime due regole del Fight Club... Vedo nel Fight Club gli uomini più forti e intelligenti mai esistiti. Vedo tutto questo potenziale, e lo vedo sprecato. Porca puttana, un’intera generazione che pompa benzina, serve ai tavoli o schiavi con i colletti bianchi. La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti. Fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia. Non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo né la Grande Guerra né la Grande Depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale. La nostra grande depressione è la nostra vita. Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinti che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock star... ma non è così e lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene.

Respingo i principi base dell umanità, soprattutto l' importanza dei beni materiali.

Congratulazioni, ora hai fatto un passo verso il fondo.

sabato 16 maggio 2009

Carta di identità digitale




Carta di identità digitale: Davide Fasanella
Data di nascita: 3 luglio 1988 in anticipo di due mesi sulla data prevista.
Precoce fu il rapporto con la tecnologia.
All' età di otto anni stanco dei lego e dei soliti pupazzetti,che avevano invaso il mio già ridotto spazio privato, riesco a ricevere il mio primo game boy affascinato dal favoloso mondo di mario & co.
Alle soglie del nuovo millenio geni nani giapponesi diedero vita alla rivoluzione digitale creando quanto di meglio si possa desiderare per delle semplici creature mortali: la playstation.
I rudimentali strumenti che avevano accompagnato la mia vita fino ad allora scomparvero lasciando spazio a tale perfetta creatura.
Metal gear, pro evolution soccer, grand thief auto e tanti altri ancora divennero il mio sfogo quotidiano e l' occasione per dare luogo alle più recondite pulsioni personali in fatto di giochi.
Travagliato fu il rapporto con il mio primo pc; Un rapporto di odio-amore, capitò quasi per caso a casa su richiesta del fratello maggiore;
Non ricordo quando i miei decisero di acquistarlo.
Ricordo che lo vidi per la prima volta tornando da scuola sulla mia scrivania,
mi apparve enorme.
Ho sempre nutrito un generale disinteresse per questo strumento; Già allora temevo di poter diventare schiavo di una macchina, un ebete incollato ad uno schermo, poi avevo altri interessi.
Ed eccomi qui oggi.
Il destino mi ha restituito il tutto con gli interessi; Ammetto di aver compiuto un salto di qualità durante il biennio di vita universitaria, le lacune di certo non mancano, ho ancora un blog da terminare( http://davide-bau-baudavide.blogspot.com/) ma il tempo è dalla mia parte e avrò modo di riparare ai miei errori.
Vorrei in tema di blog lasciarvi con una massima che spero faccia riflettere:
Le cose che possiedi alla fine ti possiedono.

mercoledì 13 maggio 2009

In medias res

Eccoci giunti nel vivo della questione.
Si tratta ora di soffermarsi sui temi caldi e giustificare i motivi per cui un ignaro lettore dovrebbe impiegare oltre due ore nella visione di questa pellicola.
Nè vale forse la pena? Assolutamente sì.
All' epoca il film suscitò parecchi dissapori ed ebbe una critica negativa pressochè unanime.
Ciò contribuì ad alimentare la curiosità e il riscontro del grande pubblico al botteghino fu enorme.
Etichettare quest' opera cinematografica fra i cult non fa certo storcere il naso, con buona pace della critica.
Semplice manifesto della violenza?
Chi la pensa così non fa altro che fermarsi in superficie.
La violenza è piuttosto un presupposto per una riflessione più ampia.